25 aprile 2015 – Il 70° Anniversario della Liberazione a Venezia

 

Il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia - VeneziatodayDiscorso del prefetto di Venezia dott. Domenico Cuttaia

Venezia, Campo del Ghetto Novo

Buongiorno a tutti,
confesso che ho un poco riflettuto se venire in questa piazza oggi. Ho riflettuto perché i prefetti in periodo elettorale tendono a rimanere un passo indietro, perché ogni parola, ogni aggettivo, ogni espressione magari può essere sospettata e può essere attribuita a essa un significato politico. E allora questo induce i prefetti – gli amici giornalisti lo sanno – a rimanere un pochino indietro.
Capita, come è capitato nei giorni scorsi, che un semplice invito alla sensibilità umana sia stato passato per arroganza e provocazione, e allora bisogna essere un pochino attenti, ma poi mi sono detto: «Ma, questa è una festa nazionale, non è una festa di parte, qui c’è il popolo veneziano, il popolo italiano, unito nella sua totalità dalla condivisione di principi fondamentali che reggono la società. Qui ci sono le persone perbene che non possono non essere accomunate dalla sensibilità democratica, dalla voglia di partecipare, dall’osservanza dei principi costituzionali, e allora di che cosa mi debbo preoccupare…»

Questa è una festa che include tutti. Se qualcuno non si sente incluso, questo non può essere un problema del prefetto. Sarà un problema di chi non si sente incluso. (Applausi)

E quindi sono qui contento, convinto di essere qui – vi ringrazio per questo gesto che vuol essere di simpatia e di condivisione – e ribadisco che siamo qui tutti, quel “tutti” a cui fa riferimento la Costituzione – la Costituzione fissa diritti, doveri, indica “il cittadino” quando fa riferimento ai cittadini italiani;  poi fa riferimento a tutti, quando vuole andare oltre ai confini, quando vuole comprendere l’umanità;  (la Costituzione) fa riferimento a tutti quando afferma che tutti hanno la libertà di manifestare il proprio pensiero, quando dice che tutti devono contribuire alle spese pubbliche in ragione del proprio debito, e altri articoli. Quel “tutti” rappresenta il grande spessore, non solo politico, ma etico, che ha animato i nostri Costituenti, persone di varia provenienza, internati nei campi di concentramento o in esilio, che hanno sofferto sulla propria pelle in primo luogo quello che significava la limitazione della libertà, quello che significava il razzismo, quello che significava la crudeltà. E quindi hanno voluto liberare le coscienze di tutti, ricomprendendo il genere umano nell’osservanza di principi fondamentali, costituendo una cittadinanza universale fondata su diritti e su doveri. E quindi questo “tutti” deve darci la forza di sentirci uniti nell’affermazione dei principi costituzionali e nel rinvigorire quello spirito di resistenza che deve ancora animarci. Ovviamente in un contesto, una prospettiva diversa da quella di settanta e passa anni fa, ma sempre resistenza, una resistenza a livello individuale del profilo di coscienza e una resistenza collettiva. Resistere alla tentazione di volgersi dall’altra parte per non intervenire, invece  per respingere le affermazioni di crudeltà, di razzismo, di spirito guerriero e quindi rispondere anche attraverso le organizzazioni internazionali, attraverso la coesione dei popoli a questi tentativi. Resistere alla tentazione di perdere fiducia nel prossimo, di perdere fiducia nelle istituzioni, perché se ci si chiude in se stessi, se si perde la fiducia, veramente la battaglia è persa. Resistere alla tentazione di semplificare troppo e non rendersi conto che, invece, le problematiche sono complesse, hanno bisogno di dialogo, hanno bisogno di confronto, hanno bisogno di esame approfondito. Hanno bisogno anche di contraddittorio e dialettica. Resistere quindi significa costruire, significa parlarci, significa partecipare.

E resistere, per fortuna, oggi è molto più semplice di settant’anni fa. Non c’è bisogno di essere eroi, non c’è bisogno di un particolare coraggio, non c’è bisogno di un’esposizione al rischio e al pericolo. Bastano solo sensibilità umana e spirito civico nella consapevolezza che l’interesse individuale è tutelato e soddisfatto anche attraverso la tutela e la soddisfazione dell’interesse generale, dell’interesse collettivo. Un termine di cui si faceva un certo abuso fino a qualche anno fa e oggi, per contrapposizione, si fa poco uso. Recuperiamo anche questa sensibilità collettiva che aiuta a far progredire individualmente le persone…(Applausi)

E ritorno al “tutti”  perché il “tutti” non vuol dire altro che appunto “ciascuno di noi”.

Grazie. Buon 25 aprile a tutti! (Applausi)

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