71° ANNIVERSARIO dell’ECCIDIO dei SETTE MARTIRI – 3 agosto 2015

Ringraziamo per la partecipazione alla commemorazione l’ANPI Provinciale di Venezia, la sezione ANPI Erminio Ferretto di Mestre, i compagni dell’ANPI di Camponogara e di Mirano, alcuni graditissimi volti del gruppo “25 aprile” e naturalmente il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, di cui non vogliamo né possiamo condividere alcune parole proferite dal palco (in particolare in riferimento alla dizione di “guerra civile” per la Resistenza), ma del quale abbiamo sinceramente apprezzato la presenza anche lungo tutto il corteo.

Il ringraziamento più sentito va in ogni caso alle cittadine e i cittadini di Venezia, i più del Sestiere di Castello, che mai hanno dimenticato i propri Sette Martiri e lo testimoniano ogni anno, ogni 3 agosto, nello sguardo, nelle parole, negli applausi o nei mormorii di contrarietà rivolti a chi sta sul palco, restituendo con ciò lo stato delle cose di questa città a chi sa ascoltare.

A Roberto Solari infine un abbraccio da tutta la sezione per le fotografie che qui condividiamo.

Discorso introduttivo della presidente di sezione Lia Finzi

3 agosto 2015

Nel 1944 vi fu un’estate di sangue qui a Venezia e in tutta l’Italia occupata dai nazisti. Come ogni anno ricordiamo i martiri trucidati dai nazifascisti nella nostra città: quelli di Cannaregio (25 aprile), quelli di Ca’ Giustinian (il 28 luglio) e oggi, 3 agosto, i sette dell’ex Riva dell’Impero (allora), oggi Riva dei 7 Martiri.

La storia va ricordata e deve rimanere impressa nella nostra memoria. Nella notte dall’1 al 2 agosto, secondo la versione tedesca, venne assassinata una sentinella. Di questo presunto assassinio la Resistenza veneziana respinse fin da allora ogni addebito. I fatti che provocarono la scomparsa e la morte del marinaio furono di ben diversa natura. Chi non rispose all’appello era morto annegato perché ubriaco, dopo un festino notturno sulla nave qui attraccata. Vittime di questo presunto attentato furono sette uomini.

Questa la sequenza dei fatti. Alle prime luci dell’alba del 3 agosto un gran numero di case comprese tra il ponte della Veneta Marina, Via Garibaldi, l’allora Riva dell’Impero, la calle San Domenico, vennero perquisite dai tedeschi; 136 persone furono portate nella zona adiacente al ponte Veneta Marina – mani in alto e faccia al muro – in attesa che fosse loro impartito l’ordine di voltarsi. Altri 350, compresi i ragazzetti (c’era il … Benedetti) vennero obbligati ugualmente a scendere. L’autorità tedesca, appoggiata dai fascisti, fu decisa ad applicare la più spietata legge di guerra, così furono presi dalle carceri di S.M. Maggiore e dalla sede del fascio Ca’ Littoria, sette prigionieri politici o renitenti alla leva:

–       Alfredo Vivian, di Venezia, 36 anni, torturato ai piedi non riusciva a camminare, lo trascinarono e fu appoggiato al fanale di destra, urlò “Viva l’Italia Libera!”

Gli altri 6 legati tra loro:

–       Gino Conti di Cavarzere, anni 46

–       Aliprando Armellin di Vercelli, abitante a Mestre, di anni 23

–       Girolamo Guasto, di Agrigento, di anni 20

–       Bruno Degasperi, di Trento, ai anni 20

–       I fratelli Alfredo e Luciano Gelmi, di anni 20 e 28

La popolazione fu obbligata ad assistere alla fucilazione e poi ripulire il selciato dal sangue rimasto.

Venezia tutta e, in particolare, il sestiere di Castello, non potrà mai dimenticare questi sette martiri.

L’Italia, dopo tante lotte, si ritrovò il 25 aprile del ’45 finalmente libera dal fascismo e dal nazismo, dopo aver pagato un prezzo altissimo. Dobbiamo sentire forte la gratitudine per chi ci ha fatto vivere nella LIBERTA’ in questi anni. Questi nostri sette martiri ci hanno donato col loro sacrificio un vissuto di democrazia. La Democrazia richiede però cure quotidiane ed è per questo che andiamo nelle scuole a spiegare ai ragazzi che furono questi eroi ad accendere questa luce che va difesa. Serve una battaglia culturale, di idee, di valori per proseguire in un clima di solidarietà e di accoglienza. E Venezia, fin dalla Serenissima, fu sempre accogliente con tutti i popoli del Mediterraneo, europei ed extraeuropei. La scuola è allora un fronte di azione essenziale, se non vogliamo lasciare i nostri ragazzi in balia della sottocultura. Certo siamo sommersi dagli scandali, dalle ruberie, dall’azione delle mafie e della criminalità organizzata. Ci si chiede: dov’è finita l’etica politica, il senso del rispetto, la lealtà, la partecipazione? Pensiamo ai valori insiti nella Costituzione, nata dalla Lotta di Liberazione per volontà di tutti i partiti antifascisti, ai diritti sostenuti e spesso negati (es: il lavoro per i giovani “… l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”). Vogliamo che i nostri sette martiri, che ricordiamo oggi dopo 71 anni (l’anno scorso abbiamo celebrato il settantesimo anniversario con gli amici e i compagni dell’ANPI di Trento) siano martiri per niente? Per dare delle risposte che abbiano delle prospettive plausibili, vorrei ricordare le parole di Norberto Bobbio che, attento osservatore, denunciava già nel ’55 quel fenomeno di revisionismo che troverà più facile terreno alcuni decenni dopo e ancora oggi. Disse: “ A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente dipende da una ragione soltanto che non abbiamo ancora appreso tutta la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo corso sulla libertà è stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata”. Parole sagge, valide ancora oggi, sembrano scritte oggi. Diamoci da fare, dunque, anche in nome di questi eroi che ricordiamo e che ci danno la forza di proseguire nella nostra attività per far rispettare la Costituzione nella città e nel Paese.

Grazie al Comune, ai presenti, ai rappresentanti delle Associazioni.


 

Il discorso del sindaco Luigi Brugnaro

Condividi!