30 settembre – Spartaco, un veneziano volontario nella Guerra di Spagna.

volantinoexeNell’80°anniversario della Guerra civile spagnola le sezioni ANPI Erminio Ferretto di Mestre e 7 Martiri di Venezia insieme all’Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea Iveser vogliono commemorare l’evento offrendo al largo pubblico una serie di iniziative, mostre, convegni e spettacoli per ricordare, ricostruire e restituire significato a quello che di fatto fu il primo scontro tra forze nazi-fasciste e l’antifascismo europeo.

Il primo appuntamento il 30 settembre al Forte Marghera con lo spettacolo “Spartaco 1944, Storia di un rivoluzionario” del gruppo I Fiori di Bakunin un’inedita forma di musica cantautoriale e teatro civile.

A introdurre lo spettacolo e aprire le commemorazioni gli interventi di Giulio Bobbo dell’Iveser (La Guerra di Spagna), Mario Bonifacio “Bill” dell’ANPI Erminio Ferretto di Mestre (Come venne seguita la guerra nelle nostre terre) e Stefano Ghesini (La scoperta di un combattente volontario dimenticato).

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Nel 1997 il Comune pubblicò un libretto dell’ANPI Mestre sul sessantesimo della guerra di Spagna nel quale venivano elencate le succinte biografie di 39 veneziani e mestrini volontari antifascisti tratte dai 21 volumi del “Casellario Politico Centrale ” editi dall’ANPPIA.

Uno di questi concittadini era Mario Betto del quale in precedenza non si aveva notizia (non compare nelle elencazioni di “Venezia nella Resistenza” di Turcato e Zanon Dal Bo) , non si conosceva l’odissea politica che lo porta da Venezia alla Spagna e si viene unicamente a sapere che è morto da partigiano in Friuli.

Una figura dimenticata, anche dalla Resistenza friulana, sulla cui riscoperta si trova ad avere parte centrale il sito web dell’Anpi provinciale di Venezia, all’epoca curato da Stefano Ghesini. Questi viene contattato tramite la rete da Sergi Martì Betto, un nipote, figlio di una figlia barcellonese di Mario, alla ricerca delle tracce del nonno.
00-copertinaViene interessa l’ANPI di Udine che rimanda a quella di Pordenone in quanto Betto risultava caduto a Barcis. L’ANPI di Pordenone inizia a fare ricerche sul veneziano venuto a combattere e morire in quella provincia e porta in luce la vicenda ormai dimenticata di questo “spagnolo”.

Dapprima iniziatore della Resistenza nella Bassa Pordenonese, nome di battaglia “Spartaco”,  nei GAP, poi combattente nella brigata “Ippolito Nievo”.  Fa una fine eroica il 23 ottobre 1944 quando nel corso dell’attacco tedesco si offre di minare la galleria di ponte Antoi sulla strada della Valcellina che porta alla piana di Barcis.  I tedeschi arrivano nella galleria prima del previsto e non è possibile azionare la miccia . Betto fa scappare il suo compagno e fa saltare l’esplosivo rimanendo sepolto.
Un Pietro Micca partigiano.

La biografia che risultava dalla ricerca era di evidente interesse per le associazioni culturali di quella zona, che hanno messo una notevole mole di notizie in rete, ed un gruppo teatrale “I fiori di Bakunin”,  ha elaborato uno spettacolo  intitolato “Spartaco 1944  – Viaggio di un rivoluzionario”  visto in tante città italiane ed anche a Parigi.

Mario Bonifacio

Scarica gratuitamente “I veneziani volontari antifascisti in Spagna”


Intervista a Sergi Martì Betto, nipote di Mario Betto, di Stefano Ghesini

Sergi, hai voglia di dirmi chi ti ha trasmesso la memoria di tuo nonno Mario e come ti è stato descritto?
In casa non si parlava molto di mio nonno, ma accadeva che di tanto in tanto arrivasse un riconoscimento alle sue azioni di combattente. Tanti anni fa mi è venuta voglia di conoscere la sua storia e ho deciso di indagare, all’inizio chiedendo in famiglia e poi avviando ricerche in internet. Cercando nei vari siti italiani e contattando via email persone che mi hanno aiutato molto. Sono riuscito, oltre a farmi dei nuovi amici, a rintracciare le informazioni che cercavo. Con pazienza ho rimesso insieme alcune tessere della sua vita e delle sue azioni da partigiano. Fino a scoprire che gli era stata conferita una medaglia di bronzo, come eroe della resistenza, che il console d’Italia mi ha consegnato a Barcellona.

mario_bettoSai come ha conosciuto tua nonna? Se avevano gli stessi ideali e frequentavano gli stessi ambienti?
I miei bisnonni ospitavano mio nonno in casa, come molti civili usavano fare con i combattenti durante la guerra. Così si conobbero lui e mia nonna e in seguito nacque mia madre, che non lo ha mai conosciuto dato che gli eventi successivi allontanarono mio nonno da Barcellona.

Cosa sai della sua vita a Barcellona e nella Spagna di quei tempi?
Di quel periodo non so molto, a casa si preferiva non parlarne. So che mia nonna e mio nonno furono incarcerati nella prigione del Montjuic, che la nonna fu risparmiata e mandata a casa perché aveva mia madre appena nata in braccio. Ma ho solo informazioni vaghe, dato che in casa si preferiva non parlare dell’argomento.

Quegli ideali che lui aveva, hanno causato qualche problema alla tua famiglia durante il regime di Franco?
C’erano restrizioni e divieti, si doveva stare attenti a quello che si diceva. Il regime franchista era particolarmente rigido coi catalani, dato che la Catalogna è una regione che da sempre persegue un’autonomia culturale e politica. Non si poteva parlare catalano, ma solo spagnolo, come accadeva anche nei Paesi
Baschi, a Valencia e nelle isole Baleari. A scuola si insegnava solo lo spagnolo e c’era molto controllo sociale. Questo portava le famiglie ad essere caute e a non parlare di argomenti che potevano causare problemi. Comunque, problemi derivanti direttamente dalla militanza di mio nonno non ne abbiamo avuti.

Hai voglia di raccontare in breve qualche aneddoto che lo riguarda? Qualche storia che ti è stata raccontata?
Non ho nessuna storia da raccontare, come ti dicevo non se ne parlava volentieri, c’era un alone di vergogna attorno alla sua figura e mio nonno è passato velocemente rispetto alla vita che è venuta dopo. Ho più volte chiesto informazioni, ma non mi è mai stato detto nulla di significativo.

Sergi, dimmi a quale fazione politica apparteneva e dove ha combattuto la guerra civile.
Durante la guerra civile, col nome di battaglia “Spartaco”, mio nonno Mario Betto Formentini, ha combattuto nella brigata Dimitrov e poi Garibaldi e finalmente nel “battaglione dei miliziani rossi spagnoli comandato dal famoso Carlo Penchienati. Ha combattuto nella battaglia di Jarama nel 1937, nella battaglia dell’Ebro 1938 dove è stato ferito e portato in ospedale a Benicasim con il grado di Tenente. Dal 31 ottobre 1937, era nei ranghi nella 12° brigata.

Come si pone la Spagna di oggi rispetto ai protagonisti di parte repubblicana di quella guerra? Sono secondo te abbastanza riconosciuti, o la gente preferisce dimenticare la storia come spesso avviene, per esempio, in Italia?
Le persone che hanno sofferto il tormento di una guerra, cercano di dimenticare il passato. In Spagna non esiste un’associazione come l’ANPI, diffusa in tutto il paese, che ha lo scopo di mantenere la memoria della resistenza. Di fatto quindi, non si parla molto della guerra. A mio avviso, per certi versi, il nostro paese non è molto diverso dai tempi di Franco. Abbiamo dei cattivi politici, contro i quali, continuiamo la “battaglia repubblicana” per ottenere una repubblica catalana indipendente dalla monarchia spagnola.

19-julio-1936È rimasta traccia, nella memoria collettiva e nelle celebrazioni del tuo paese, delle brigate internazionali venute a combattere al fianco dell’esercito repubblicano?
Il governo di destra spagnolo tende a non commemorare i Repubblicani. Ma la Catalogna invece ne ricorda la memoria, con manifestazioni e ricorrenze.
Tuttavia non sono a conoscenza di celebrazioni dedicate alle Brigate Internazionali. Anche se penso che dovremmo essere loro riconoscenti. Li considero eroi venuti a combattere contro la dittatura e molti sono morti per i loro ideali.

Gli italiani, come tuo nonno, che hanno aderito alle brigate internazionali, si sono trovati di fronte anche il nemico di casa loro. Nella Spagna e nella Catalogna di oggi, secondo te, l’immagine dei volontari italiani, è riconosciuta? Oppure parlando di “italiani” la gente è più portata a pensare al luogo comune dell’alleanza che Mussolini offrì a Franco?
Credo che i combattenti internazionali italiani non siano stati riconosciuti come meriterebbero. Il ricordo di Mussolini invece è ancora vivo, tutti sanno che era alleato di Franco. Mentre dei volontari italiani al fianco della repubblica, ben pochi sanno qualcosa. Come ho detto prima, le persone preferiscono dimenticare e non pensare.

In Italia le vicende della resistenza, dividono ancora oggi in favorevoli e contrari. Nonostante la legittimazione della lotta di liberazione, c’è sempre chi vorrebbe affossarne la memoria. Ti risulta che anche in Spagna e in Catalogna, ci siano ancora forti divisioni sull’argomento della guerra civile?
In questo momento storico, c’è un forte movimento per l’autonomia della Catalogna e questo contrasto con il centralismo spagnolo è molto ideologicizzato. La divisione tra destra e sinistra è animata anche dall’istanza dell’autonomia catalana e in questo c’è uno schierarsi anche a livello storico. Come ho detto prima, le brigate repubblicane vengono celebrate in Catalogna, non in Spagna.

Infine Sergi. Cosa sai della famiglia di origine di Mario? Hai avuto informazioni della famiglia veneziana dove è nato e cresciuto? Sai dirmi qualcosa di suo fratello Ulderico Betto, venuto anch’esso a combattere per la Repubblica?
Tutto quello che so della famiglia di mio nonno, sono le informazioni che ho raccolto nel corso degli anni. I suoi genitori si chiamavano Giuseppe Betto e Rosa Formentini, vivevano a Venezia. Nel 1923 sono emigrati a Thiais in Francia, vicino a Parigi. So che Mario aveva due fratelli, Alberto e Ulderico. Il primo è nato il 25/09/1893 a Venezia e ha sposato Bellini Giselda il 13/5/1919/ a Pordenone. Il secondo è nato il 1/3/1898 a Venezia e sposò Maria Canton il 24/08/1928 a Montagnana. Sono molto felice di avere, da pochi giorni trovato e contattato una nipote di Alberto, a Thiais. E’ un nuovo tassello che mi aiuterà a conoscere meglio il ramo francese della famiglia di mio nonno. Anche Alberto e Ulderico erano militanti comunisti e combattenti in Spagna e sono rientrati in Francia dopo la disfatta.
Ringrazio tutti voi per l’interesse che manifestate per mio nonno, per la mia famiglia italiana e per gli eventi della guerra civile. Il vostro interesse è un onore per me.

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