Economia costituzionale, incontro con Paolo Maddalena

Nel 70° dell’approvazione della Costituzione Italiana, l’Anpi di Venezia – Sezione “Sette Martiri” – ha programmato un ciclo di conferenze dal titolo “A partire dalla Costituzione” per ricondurre l’attenzione sul concetto che il futuro democratico della nostra società non può realizzarsi se non a partire dall’applicazione rigorosa dei dettati costituzionali.

Siamo grati al Professore Paolo Maddalena che ha accettato di tenere il 25 maggio 2017 la prima relazione su “Economia costituzionale” e cioè sul raffronto tra quanto previsto dalle prescrizioni della Carta Costituzionale e le forme in cui oggi l’economia si afferma, soprattutto in rapporto al ruolo del lavoro, concepito, nell’articolo 1, come diritto fondante della società nuova immaginata dai costituenti di ogni provenienza culturale.

L’evento rappresenta il contributo della nostra Sezione alla GIORNATA NAZIONALE DELL’ANTIFASCISMO.

Scarica il manifestino dell’evento: fronte / retro

Di seguito riportiamo i video dell’intervento del prof Paolo Maddalena, intervistato dal giornalista Roberto Reale, e del dibattito con il pubblico, nonché l’introduzione di Gianluigi Placella, Presidente della sezione Sette Martiri.



INTRODUZIONE ALLA CONFERENZA DEL PRESIDENTE GIANLUIGI PLACELLA

Buonasera. Porto il saluto del Direttivo e di tutta la Sezione Anpi “Sette Martiri” di Venezia. Ringrazio il Vicepresidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena e Roberto Reale che farà da tramite fra i presenti ed il relatore.

La nostra Sezione ritiene, con Paolo Maddalena che tanto si è speso durante la campagna referendaria a difesa della Costituzione, che questa debba essere finalmente attuata e che unire le forze per avviare questo processo potrà consentirci di superare la crisi che da molti anni ci blocca.

Per diffondere questo messaggio, nel 70° dell’approvazione abbiamo previsto un ciclo di conferenze intitolato “A partire dalla Costituzione”. Questa di stasera è la prima e la dobbiamo alla disponibilità del professor Paolo Maddalena che torna a Venezia un anno dopo il maggio del 2016 quando, con la professoressa Carlassare, venne a parlare con gli studenti di Venezia e Mestre, di Cittadinanza Consapevole. La sua presenza oggi ci gratifica, e dà valore a questo incontro, la cui utilità ci è stata riconosciuta dall’Ordine degli Avvocati che ha accettato la nostra richiesta di accreditamento per i professionisti che vi prendono parte.

Questo di oggi è anche il contributo dell’Anpi di Venezia alla Giornata indetta per dopodomani in tutt’Italia, dall’Anpi Nazionale per dire “Basta ai fascismi”: noi riteniamo che il modo miglior per svuotare le suggestioni di quelle ideologie è evidenziarne l’incompatibilità con le prescrizioni della Carta e quindi col nostro stesso ordinamento repubblicano.

Un ordinamento che ha fatto tesoro delle esperienze di governo e giuridiche sviluppate durante la Resistenza nelle libere Repubbliche Partigiane, una per tutte quella della Val d’Ossola, dove si dimostrò che il cambiamento che protagonisti come Terracini, Vigorelli, Marchesi, Malvestiti si prospettavano nella lotta di Liberazione contro il nazifascismo, era possibile e poteva proporsi l’affermazione di nuovi valori politici e di innovative impostazioni economico-sociali.

Perché Economia Costituzionale?

Per capire come, nei progetti dei costituenti, la nuova società liberata e libera avrebbe messo in relazione economia, democrazia e solidarietà; lavoro e impresa; diritti e doveri; doveri e diritti, si deve partire dall’articolo 1 che attraverso i successivi 2, 3, 4 viene a sviluppo completo negli articoli dal 35 al 47. Nei primi 4 articoli della Carta si dipanano le indicazioni fondamentali per la costruzione di una società dignitosa, solidale e ricca e si segnala come, nelle intenzione convergenti di rappresentanti di culture diverse, il tutto possa realizzarsi mettendo l’economia alla base del progetto. L’economia con i suoi fondamenti: il lavoro e le risorse finanziarie.

Il lavoro come diritto, strada di realizzazione della dignità personale, contributo all’incremento ed al completamento delle potenzialità della società; ma anche, in termini economici, un componente dell’impresa.

L’idea che il lavoro costituisce mezzo di realizzazione dell’impresa fa sì che non possa essere considerato come una offerta, una concessione di chi intraprende; nel momento in cui l’impresa, per realizzarsi, oltre al capitale di avvio, necessita della componente lavoro, i prestatori d’opera ricoprono un ruolo paritetico.

In particolare, nel momento in cui l’attività d’impresa si realizza coinvolgendo soggetti sociali (salariati con i relativi nuclei familiari), l’attività del singolo imprenditore assume la valenza di un’attività sociale e quindi pubblica; in essa le sorti dei prestatori d’opera non possono essere subalterne a quelle dell’impresa o anche a quella personale del suo titolare.

Dire economia è dire gestione delle risorse, cioè normazione.
Certo che le regole saranno diverse a seconda che si decida che le risorse devono produrre pubblica utilità o primariamente profitto individuale.

Ciò premesso, non si può affrontare il tema economia senza chiarire se essa debba rifarsi o no, alle prescrizioni della Costituzione.

Sicuramente ci sono molte oscillazione nella giurisprudenza come dimostrano sentenze contrastanti anche recentissime. Vorrei ricordare, però, solo quella della Corte Costituzionale del 18 dicembre 2016 sull’art.81 che attiene all’obbligo del pareggio di bilancio e che in un passaggio recita: Il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili non può essere finanziariamente condizionato, in termini assoluti e generali; è di tutta evidenza che la pretesa violazione dell’art. 81 Cost. è frutto di una visione non corretta del concetto di equilibrio del bilancio, sia con riguardo alla Regione che alla Provincia cofinanziatrice. È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione.

La sentenza marca un evento storico in quanto afferma che le finalità sociali, cui indirizzare l’economia, presuppongono un autonomia che le cessioni di sovranità accettate nei trattati dell’Unione Europea compromettono pericolosamente.

E qui si apre il nesso con l’articolo 11 e le domande intorno al termine sovranismo, la questione di come conciliare la nostra Costituzione e la democrazia che la sottende con gli indirizzi della “governance” europea e se questa è ancora europea e quindi, ancora a monte, la questione di quanta indipendenza resti nel perimetro dei trattati dell’UE; dubbi alimentati perfino da esponenti governativi come l’attuale ministro della Giustizia che ha definito l’Europa finanziaria padrona della democrazia; in essa (dice testualmente) “i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto”.

Quindi questioni economiche e sovranità degli stati si intrecciano.

Può la Costituzione, ogni singola costituzione, dettare le regole all’economia, oppure questa è un’entità che risponde a regole immanenti, indipendenti dal diritto o meglio dai diritti fondamentali?

La tanta ruggine che si è accumulata sui concetti di diritti, equità, altruismo rende quasi velleitario richiamare questi valori in una società in cui il mantra di sottofondo parla di competizione estrema, profitto ad ogni costo, sfruttamento dei privilegi, egoismo.

Ma forse, proprio per questo, è il momento giusto per presentare la solidarietà come la strada per la libertà. Crediamo che proprio riesaminando le potenzialità inespresse della Costituzione Repubblicana ed i suoi vincoli di indirizzo, si potrà riprendere la guida della nostra comunità proponendoci, a quel punto, addirittura come modello alle altre.
In questa contingenza storica, lo “scandalo” è parlare di diritti e non di esigenze di bilancio e di questo scandalo dobbiamo farci carico.

Ecco perché inseguire un’economia a misura di Costituzione.
Cioè a misura d’uomo o, meglio ancora, un’economia in cui la persona è la misura.

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