L’intervento della Presidente ANPI “Sette Martiri” per il 25 aprile 2025

L’intervento della Presidente dell’ANPI “Sette Martiri”, Enrica Berti,
alla commemorazione ufficiale presso il Monumento alla Partigiana
in Riva dei Partigiani per l’80° della LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO

Buongiorno a tutte e a tutti e grazie di essere qui, in questo giorno di ricorrenza importante perché 80 anni fa venne raggiunto un obbiettivo di umanità: l’obbiettivo della PACE nel nostro Paese martoriato dopo 20 anni di un regime fascista che non si risparmiò nell’arroganza e nella brutalità di condotta e condusse il popolo nel lutto e nella tragedia.

L’obbiettivo della PACE si raggiunse con tanto dolore e tanto sangue (come ebbe a ribadire Piero Calamandrei nel 1955 agli studenti universitari), e per tale ragione certamente oggi è un giorno di festa grande, grandissima, la più importante della nostra Repubblica, ma una festa conscia di ciò che costò … e non abbiamo certo bisogno che ci venga imposta la sobrietà da nessuno: la nostra consapevolezza che alla gioia si mescolò anche allora – tra i combattenti – la tristezza e l’amarezza per i tanti e le tante giovani cadute nella lotta di Liberazione, ci impone da sempre la riflessione composta sulla scelta giusta che i martiri fecero edotti del rischio che la loro stessa vita avrebbe potuto interrompersi. La loro civile e ferma testimonianza di VITA e di PACE è un testamento che oggi più che mai dobbiamo difendere: la nostra Costituzione Antifascista.

Ieri mattina sono andata a parlare di partigiani, di ribelli, in una quinta della scuola primaria “Giustina Renier Michiel”. Sulle pareti del corridoio molti cartelloni relativi al programma scolastico svolto. Uno mi ha colpito particolarmente: c’erano le impronte delle mani dei bambini e delle bambine che disegnavano la silhouette di un cuore, e dentro c’era scritto:

USIAMO LE MANI PER FARE SOLO COSE BELLE

…E il mio pensiero non poteva non andare alla foto vincitrice del Premio Foto dell’Anno 2025 che ritrae Mahmoud, con sguardo spento e due moncherini al posto delle braccia, perse sotto un bombardamento a Gaza …

…E il mio pensiero non poteva non andare a quel papà con giubbino arancione di salvataggio che cerca di sostenere con le sue mani il figlio neonato tra le acque agitate del Mediterraneo …

…E il mio pensiero non poteva non andare a quella madre che corre tra le macerie di una città distrutta stringendo con forza e amore la manina della sua bimba di circa 10 anni…

Hanno ragione i bambini di VB della Michiel, le mani dovrebbero fare solo cose belle, accarezzare, cullare, donare, proteggere, salutare, abbracciare, dipingere, scrivere … azioni in cui l’umanità è tutto e dovrebbe essere l’unica espressione di ciascuno di noi. In tutto ciò che facciamo. Anche nei pensieri. Perché i pensieri umanamente positivi offrono azioni belle con le mani.

Pensate alle donne in attesa della figlia o del figlio. Fateci caso, spesso portano le mani sul grembo in segno di coccola, di amore, di protezione. Il grandissimo atto di generosità, che tutti e tutte coloro che morirono per raggiungere la PACE fecero, aveva un obbiettivo di vita importantissimo: con il loro sacrificio nutrirono – come la placenta per l’embrione – l’idea di uno Stato sociale libero, in cui Giustizia sociale, scuola, casa, lavoro, sanità sarebbero state garantite a tutti i cittadini. Lo nutrirono fino alla fine, alla Liberazione tanto attesa, poi, chi sopravvisse forgiò sapientemente due mani protettive che lo avrebbero cullato e fatto crescere: la Costituzione.

Costituzione Antifascista non ancora realizzata completamente perché in realtà il fascismo, diciamocelo una buona volta, dall’immediato dopoguerra, ha sempre lavorato dietro le quinte con i peggiori poteri forti presenti nello Stato per impedirne l’attuazione. Le stragi della destra coincisero sempre con momenti di traduzione in leggi di articoli della Carta Costituzionale: l’11 aprile scorso a Palermo il dott. Scarpinato, nel suo intervento all’iniziativa ANPI, ARCI e CGIL “La Destra e le Stragi. Una nuova Resistenza per la Costituzione e per la Pace”, ne ha tracciato una puntuale e triste descrizione da Portella della Ginestra alle stragi del 1992/93. Ed oggi più che mai siamo in una situazione di emergenza democratica. Abbiamo il dovere morale e civile di commemorare questi 80 anni dalla Liberazione con la consapevolezza che oggi il Governo, la Seconda carica dello Stato e la maggioranza di un Parlamento (oramai esautorato dal suo ruolo legislativo) sono gli eredi di quel fascismo combattuto e sconfitto con tanto coraggio dai padri e dalle madri della Repubblica. Dobbiamo essere consapevoli che oggi più che mai quelle mani forgiate che proteggono lo Stato democratico concepito dagli antifascisti, stanno per essere indebolite da riforme costituzionali, riforme sul premierato, riforme sulla magistratura e addirittura decreti legge sulla sicurezza (la cui urgenza e necessità è comprensibile solo nell’ovvio obbiettivo di cancellare qualsivoglia conflitto sociale, vera linfa della democrazia!). Tutte misure che cercano di minare e svilire ogni tutela dei cittadini stravolgendo l’ordine e puntando all’accentramento dei poteri. Storia già vista, che dobbiamo tutti insieme impedire, forti comunque di una carta costituzionale ancora in vigore che ci permette di sapere cosa e come difenderci dall’arroganza della destra. E non possiamo stare a guardare. Non trascurando di prestare attenzione in particolare all’art. 31 che dimostra come il decreto sia per di più pefettamente adatto a coprire i misteri di quelle stragi: quall’articolo prevede infatti condotte di reato “scriminabili” (non punibili) che includono “la direzione o organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico, la detenzione di materiale con finalità di terrorismo, la fabbricazione o il possesso di materiali esplodenti”. Articolo fatto apposta per impedire le punizioni per gli autori di tali stragi politiche, del passato e quindi anche del futuro! Non possiamo no, stare a guardare! Ognuno di noi, come dimostrarono i combattenti per la Libertà, può dare il proprio contributo. Mobilitandoci e offrendo il nostro tempo alle giuste lotte di democrazia che già sono in corso … penso ai referendum sul lavoro e sulla cittadinanza cui siamo chiamati a votare l’8 e 9 giugno. Parliamone, confrontiamoci tra noi perché i giornali e i le fonti di informazione non sono liberi e non diffonderanno mai ciò che è contro l’interesse di chi li comanda. Questa è già una forma di lotta che ciascuno di noi ha il dovere di intraprendere. Solo così ha un senso trovarsi oggi davanti alla partigiana di Murer le cui mani legate sono un monito per chi non userà le proprie per fini democratici e civili nel rispetto dei martiri per la libertà che lei rappresenta.

Quelle mani legate … che non possono più “fare solo cose belle”.

Le mani di Mahmoud che non ci sono più … e non potranno più “fare solo cose belle”.

Le nostre mani, oggi libere di tracciare una x con la matita copiativa. Una delle “cose belle” che possiamo fare con le nostre mani.

Giuseppe Turcato (il comandante Marco della Brigata Biancotto) esattamente 30 anni fa ribadì che per i partigiani RESISTERE significava fare GUERRA ALLA GUERRA, per la PACE e la LIBERTA’ di TUTTI I POPOLI. Tutti e per sempre. Per i partigiani RESISTERE significava combattere contro tutti i nemici dell’umanità, ieri. E oggi? Chi sono i nemici dell’umanità ? Sono coloro che ancora anelano alla guerra, alle armi, alle occupazioni illegali, ai soprusi, alla mancanza di rispetto del diritto internazionale. Chi nega l’orrore quotidiano che vediamo, chi è indifferente al grido di dolore di popoli oppressi e sottoposti a bombardamenti continui, non ha diritto di versare nemmeno una lacrima per la morte di Papa Francesco. Non finga un lutto quando le sue parole di PACE, le sue richieste di DISARMO fino al giorno prima di morire, le sue richieste di fermare i bombardamenti in Palestina, in Ucraina, nel Sud Sudan … nelle 53 guerre in corso in questo momento non sono state mai accolte, ma ignorate o addirittura … accolte con fastidio …

La PACE è sempre stato il pensiero ricorrente di tutte le partigiane e i partigiani: di Sandro Pertini, Piero Calamandrei, Umberto Terracini, Vittorio Foa … i nostri Bepi Turcato, Agostino Zanon Dal Bo, Franco Arcalli, Giordano Gamacchio, Rino Borgato, Sofia Gobbo, Mario Osetta, Cesco Chinello, Adriana Martignoni, Mario Dalla Venezia, Maria Rosa Zomaro, Alberto Durante, il Sindaco Galantuomo, Titta Gianquinto cui a marzo la città di Trapani ha intitolato una via e che ci fa grande onore come veneziani… tutti loro hanno sempre e solo avuto un pensiero che era quello della PACE. E oggi, in questo ultimi mesi, l’Europa si impegna e indirizza gli Stati membri verso il riarmo! Il vero riarmo sta nell’investire i soldi per una struttura sociale ed economica che possa offrire a tutti i cittadini europei un livello di vita equo. Non nel sostenere l’industria delle armi! Quali “cose belle” si possono fare con le armi?! Nessuna. Proprio nessuna.

Gino Strada, ricevendo il Premio Nobel Alternativo 2015, ribadì con forza che “la maggior sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.”

L’antifascismo è contro la guerra ed anela alla PACE, la violenza non fa parte della natura antifascista. Questo ci hanno insegnato i combattenti per la Libertà. Questo deve essere il nostro faro quotidiano nelle piccole e grandi azioni che possiamo perpetrare. Se ognuno di noi agirà in tal senso, riusciremo davvero nell’auspicio che il generale Mark Clark – comandante del gruppo delle Armate Alleate in Italia – il 3 maggio 1945 fece. Cito: “Invio ai cittadini di Venezia le mie congratulazioni per l’insurrezione, coronata da pieno successo, che ha portato alla liberazione della città dalla morsa e dal controllo degli invasori. (…) La vostra città è stata liberata dall’interno, da forze armate del C.V.L., con l’aiuto e l’incoraggiuamento dell’intera popolazione. La zona del porto e i servizi pubblici di Venezia sono intatti (…). La città di Venezia avrà certamente una parte notevole nella ricostruzione di un’Italia libera e indipendente”.

Ricordiamocelo, tutti i giorni. Oggi più che mai.

VIVA LA LIBERTA’

VIVA LA PACE TRA I POPOLI

VIVA L’ITALIA ANTIFASCISTA!

L’intervento della Presidente ANPI “Sette Martiri”, Enrica Berti


Bella Ciao finale cantata da Gualtiero Bertelli

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