13 settembre 2015 – IN CANSIGLIO ALLA RISCOSSA

Sulle polemiche suscitate dal discorso di Lorenzoni e l’intervista a Laura Puppato su La Tribuna di Treviso.

La risposta di Lorenzoni a Laura Puppato e alle polemiche sulla sua orazione al Cansiglio:

Per l’antifascismo, la democrazia, l’uguaglianza
(non contro il PD, o non solo)

La Tribuna ha ospitato lunedì una cronaca della giornata del 13 settembre in Cansiglio e soprattutto del discorso commemorativo che il titolo in prima pagina presentava nettamente come “un attacco al PD”; martedì si sono aggiunti una serie di interventi risentiti di esponenti dello stesso PD, tutti allineati sull’interpretazione di un attacco ingiusto e scorretto a quella forza politica ed alla sua azione di governo, compresa la controaccusa – questa sì del tutto ingiustificata ed assurda – di aver trascurato il riemergere del neofascismo e del neonazismo.
Una premessa di metodo: sono perfettamente d’accordo, una cerimonia commemorativa della Resistenza non deve essere occasione per comizi di o contro un partito; può però a buon diritto esprimere un discorso politico.
Non è d’altra parte mai stata, questa del Cansiglio, una commemorazione rituale che si esaurisse nel ricordo dei caduti, ma ha sempre ribadito non solo i valori espressi dalla guerra di liberazione ed i principi della Costituzione che proprio dalla resistenza popolare ha avuto origine, ma la necessità di attualizzarla e realizzarla; la democrazia non è una conquista scontata, ma va continuamente ribadita nel modificarsi dei contesti, attraverso la partecipazione politica attiva dei cittadini.
Ma la riforma della Costituzione attualmente avviata non si muove in questa direzione: siamo di fronte ad una sua modifica non accompagnata da giusta attenzione agli equilibri costituzionali complessivi. Il governo diventa preminente rispetto al Parlamento; grazie all’effetto maggioritario la legge elettorale – ancora con candidati designati dai partiti, e con un eccessivo premio di maggioranza – consegna il governo ad un partito che, visti i livelli di assenteismo, potrebbe rappresentare il 15-20% dell’elettorato. Non solo viene alterato l’esito del voto, ma il vincitore può acquisire il controllo degli organi di garanzia come la presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale. Questo accentramento dei poteri rende superflua, lo va dicendo Renzi, ogni forma di mediazione politico-sociale: sindacati, i partiti stessi, le istituzioni culturali, l’informazione, presentati come un intralcio all’efficienza ed alla rapidità delle decisioni. Come se la democrazia fosse un lusso che non possiamo più permetterci.
L’indebolimento del controllo istituzionale va di pari passo con quello degli anticorpi civili e sociali necessari a contrastare criminalità, corruzione, privatizzazione delle risorse pubbliche, evasione fiscale. L’unico argomento utilizzato contro chi si oppone a questa modalità di attuare le riforme è il ritornello “state preparando il terreno propizio al trionfo di Salvini o di Grillo”, “non ci sono alternative”. Ma la democrazia esiste se crea alternative, e partecipazione; la mancanza di dialettica politica crea “una democrazia senza popolo” che si esprime con l’astensionismo di massa, o con il trionfo di quei populismi che si presentano come alternativa. Il governo in carica del resto non ha mai ricevuto un preciso mandato elettorale; intanto ampi strati sociali con i loro bisogni e le loro istanze rimangono senza una rappresentanza, e crescono i movimenti xenofobi, neonazisti , violentemente nazionalisti ed antieuropei .
Da anni ormai la crisi nella quale ancora siamo immersi ha peggiorato le condizioni di vita con disoccupazione e precariato,, ha aumentato a livelli intollerabili le disuguaglianze, ha ridotto i diritti dei lavoratori e più in generale i diritti umani; ma la strategia proposta, anche nel nostro paese, rimane la compressione dei diritti dei lavoratori e la delegittimazione delle loro organizzazioni, una politica di austerità basata sui tagli allo stato sociale, sotto la minaccia del debito pubblico agitata dal sistema finanziario internazionale ed europeo. Senza una prospettiva concreta di giustizia sociale la democrazia muore; l’ANPI, che ha sempre difeso i diritti faticosamente conquistati ed il principio dell’uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione, dovrebbe opporsi a queste politiche solo quando le praticano i governi di destra? Non sono nostalgie di una vecchia sinistra fuori della storia, legata al mito della bandiera rossa: solo da queste riflessioni può ripartire la realizzazione della nostra Costituzione.
Se una forza politica si sente proditoriamente attaccata da queste critiche , prima di adottare la vecchia tattica dello sdegno vittimistico e del “fate il gioco del nemico” dovrebbe forse analizzare a fondo il suo operato politico e la coerenza con i suoi programmi.
“Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando … la sola vera risposta al populismo è la partecipazione democratica … l’applicazione corretta e integrale di quella Costituzione che rimane tra le più belle e avanzate del mondo … (con una riforma di pochi punti, per) “un sistema parlamentare semplificato e rafforzato” … e “un federalismo responsabile che faccia delle autonomie un punto di forza dell’assetto democratico”. Questo si leggeva nel programma elettorale “Italia Bene comune” sul quale nel 2013 sono stati eletti gli attuali parlamentari PD: strano tipo di coerenza tra programmi e pratica di governo!

Qualche osservazione a Laura Puppato
Per l’amicizia che ci lega da tempo, vorrei rassicurare Laura che l’ANPI ha sempre difeso la pluralità della Resistenza e l’unità di tutti i suoi combattenti comunisti, socialisti, azionisti, repubblicani, cristiano-sociali, democristiani, liberali … e il loro impegno comune per costruire uno stato libero e democratico.
Vorrei anche rassicurarla che porteremo avanti la nostra azione antifascista – senza stipendi, vitalizi o privilegi, ma con la stessa tensione morale che ci ha accompagnato nella guerra partigiana – per difendere la Costituzione antifascista del 1948.
Un ultimo suggerimento: quando si parla di ripristino del falso in bilancio non si può tacere che non è stato inserito nel provvedimento il reato di false valutazioni aziendali, per cui la Cassazione sta annullando sentenze di condanna già emesse da Corti d’Appello contro evasori fiscali.

Per quanto riguarda la cronaca della manifestazione apparsa sul vostro giornale lunedì 14, mi corre l’obbligo di precisare che nella frase “… nessuna contorsione revisionista, nessuna menzogna possono negare che la Resistenza abbia fatto dell’Italia un paese libero, dove sono liberi anche quelli che hanno combattuto contro la libertà …” non ho fatto accenno alla Donazzan che, solo alla fine del mio lungo intervento a braccio, ho nominato di sfuggita pressappoco in questi termini: “ … a chi sogna nuove avventure neofasciste, come l’assessore regionale Donazzan che organizza oggi a Valdobbiadene una pagliacciata con la X° MAS, ricordo le parole di Piero Calamandrei …”

Treviso, 17 settembre 2015 il presidente provinciale dell’ANPI
Umberto Lorenzoni


Alcuni attestati di solidarietà a Umberto Lorenzoni:

L’Anpi Sette Martiri di Venezia condivide i contenuti espressi da Umberto Lorenzoni nell’orazione ufficiale tenuta in Pian Cansiglio Domenica scorsa, essendo tra l’altro gli stessi espressi in più occasioni dal nostro Presidente nazionale Carlo Smuraglia; esprime a Lorenzoni piena solidarietà e vicinanza per gli attacchi ricevuti a mezzo stampa; invita l’Anpi Provinciale di Venezia a discutere su legge elettorale, lavoro, riforma del Senato e scuola che sono i temi citati dal compagno Lorenzoni nella sua orazione.

Il Comitato di Sezione.


Comunicato stampa dell’ANPI di Belluno circa il discorso di Umberto Lorenzoni in Cansiglio:

“Le dichiarazioni alla stampa dell’on. Roger De Menech, circa il discorso del presidente ANPI di Treviso Umberto Lorenzoni al Pian Cansiglio il 13 settembre, stanno a dimostrare che proprio“Non si vuol capire”.
Secondo il segretario regionale del PD il ricordo dei dolorosi fatti che insanguinarono i nostri paesi e l’Italia intera 70 anni fa dovrebbe limitarsi ad una cerimonia istituzionale, ad una ripetitiva celebrazione e non viceversa ad una doverosa riflessione sull’attuale drammatico presente e ad un accorato invito, come quello di Lorenzoni, ad andare per la strada diritta, proprio in nome di quel sangue versato.
E’ veramente paradossale la tesi di De Menech il quale sostiene che le riforme istituzionali sono “un dovere”, che sono volute da grandissima parte degli italiani e caso strano, sembra che a contrastarle, siano proprio coloro che hanno dato la vita per la democrazia, giustizia e la libertà.
Non ero domenica scorsa in Cansiglio, ma al Pian delle Femene per il servizio di custodia al Museo della Resistenza, ho però ricevuto dall’ANPI di Treviso il testo integrale del discorso che ho letto con calma e che definisco con una semplice inusuale parola : “vero”.
Guarda caso, anche al sottoscritto è toccata la rampogna da parte del senatore Piccoli, di avere fatto un discorso del tutto politico al Ponte San Felice nel 2014, discorso, aggiungeva Piccoli, che non valeva nemmeno la pena di commentare. In sostanza avevo posto la domanda che Lorenzoni ha riproposto con forza e cioè : può un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, procedere a riforme costituzionali? Ne ha l’autorità morale?
La risposta è ovvia per il semplice cittadino ma non per tanti attuali parlamentari che passano da una casacca all’altra. Sembrano tornati i cari vecchi tempi di Depretis e Crispi.
Io, caro onorevole, alle ultime elezioni poltiche ho votato PD, ma il programma elettorale del partito era quello oggi ammannitoci? Mi risponda. Se la sovranità appartiene al popolo, ha ragione da vendere Lorenzoni quando afferma che “le riforme progettate o parzialmente concluse dall’attuale governo sembra abbiano un unico scopo: allontanare i cittadini dalle istituzioni democratiche”. Non è sbagliato definire : “controriforme” provvedimenti che si portano avanti a colpi di fiducia e di muscoli : Province, Senato, Italicum ecc. ecc .
Le riforme costituzionali o si fanno nello spirito della Costituzione oppure non si fanno.
Lorenzoni ha bene riportato il pensiero dell’ANPI che il presidente nazionale Smuraglia insieme a numerosi costituzionalisti ed uomini di cultura non si stanca di proclamare apertamente.
“L’ANPI difenderà sempre il delicato equilibrio dei poteri, posto a garanzia della democrazia e della libertà di tutti e continuerà nell’impegno, perché,la Costituzione,nata dalla Resistenza,venga rispettata,realizzata non stravolta” Cito ancora dal discorso di Lorenzoni. Comizio? Ben venga!
Giovanni Perenzin
Presidente ANPI Belluno
Belluno 17 settembre 2015”


Con Lorenzoni a difesa della Costituzione

«So che la verità fa male. Ma è, appunto, la verità. Il governo Renzi sta massacrando la Costituzione con la riforma del Senato e quella elettorale, e non la sta rispettando anche perché ha dimostrato di non aver saputo garantire il diritto al lavoro»
I comitati trevigiani di Possibile ed i volontari a sostegno della campagna referendaria sono al fianco del Presidente provinciale dell’ANPI Umberto Lorenzoni, attaccato da molta parte del PD veneto, tra cui il Segretario regionale De Menech e la Sen. Puppato, in seguito ai contenuti della sua oratoria tenuta sul Pian del Cansiglio in occasione del raduno annuale dei partigiani di Belluno, Treviso e Pordenone.
C’è chi parla di strumentalizzazione politica della commemorazione. Ma parlare di antifascismo, dei valori democratici, di difesa della Costuzione, è parlare di politica. E i discorsi di Umberto Lorenzoni, per chi lo conosce e lo apprezza, sono sempre intrisi di politica.
Troviamo quindi inaccettabile la censura a cui si vorrebbe sottoporre Lorenzoni, per puro settarismo da parte di chi per anni lo ha sostenuto e, ora, attacca in questo modo la sua persona.

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