L’onorevole Tina

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Tina Anselmi è mancata nella sua casa di Castelfranco il 1° novembre.
La si ricorda ora come “madre della Repubblica”, prima donna ministro, presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia massonica P2, determinata a portare alla luce i responsabili di attentato alla democrazia, punita per questo con l’emarginazione politica.

Noi vogliamo ricordare la Tina che abbiamo conosciuto e le parole che ci ha lasciato come un’eredità che ci arricchisce :
la bambina “sbrodolata e colorata di rosso” che affondava felice il viso dentro il cocomero tagliato a metà dalla nonna;
la studentessa che dopo aver visto i partigiani impiccati agli alberi a Bassano durante il rastrellamento del Grappa (ottobre ’44) si convince che è giusto disubbidire a una legge ingiusta;
la sedicenne che sceglie, con la sua amica dell’Azione cattolica Marcella, la Resistenza, perché non si può stare a guardare, bisogna agire per cambiare:
“la spinta a cambiare questo corso degli avvenimenti era molto forte, prevaleva sulla paura e su altre considerazioni”.
la staffetta Gabriella che macina chilometri in bicicletta e gira con una pistola sperando di non doverla usare;
la ragazza diciassettenne che tratta la resa con i tedeschi ed è in prima fila il giorno della Liberazione a Castelfranco, accanto al suo comandante e ai comandi alleati;
la giovane maestra e sindacalista delle operaie delle filande trevigiane;
la politica, eletta in Parlamento nel 1968 grazie alle elettrici:
la ragazza del ‘43 aveva percorso una lunga strada ed era giunta nel luogo dove si tutela e si costruisce la libertà”.

Deputata e poi prima donna ministro, conserva la sua vitalità, la coerenza ai suoi valori, l’integrità morale e la capacità di ascolto, anche, e soprattutto, quando gestisce il potere.
Portano la sua firma riforme che hanno cambiato l’Italia e avviato lo stato sociale.

liliana-saporetti-e-tina-anselmi-1945Tina Anselmi non è diventata la prima donna Presidente della Repubblica, come giovani di sinistra volevano; non è diventata senatrice a vita, né Presidente della Regione Veneto. La sua coerenza, sincerità, rigore etico, passione politica autentica l’hanno resa invisa a molti, anche dentro il suo partito, la DC.

Non si è risentita per questo, ha cominciato a girare per le scuole a incontrare bambini e ragazzi, diventando  testimone della scelta resistenziale e dei suoi valori:
“Dobbiamo vigilare perché prevalga una lettura della vita del nostro paese nella direzione di una affermazione ulteriore di questi valori, non di una regressione. È difficile combattere contro le attuali forme di evasione, di fuga dalla realtà, di disimpegno che, se non contrastate, finirebbero per ridurre il valore della Resistenza”.

È stata nominata vicepresidente dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione, fondatrice e  presidente onoraria dell’associazione per la memoria e la storia delle donne in Veneto rEsistenze.

È intervenuta pubblicamente riaffermando sempre la continuità tra scelta resistenziale e impegno politico:
“Ho vissuto la scelta resistenziale come un impegno per la libertà, come una presenza di pace, anche se ho fatto azioni di guerra…. Lottare per la libertà ci ha dato la spinta per impegnarci in politica…” 

“La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. È giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace.” 

Voce critica della politica, ci ha esortato a guardare avanti:
“vivendo la libertà, non come dono, ma come impegno costante… Vivendo il potere non come privilegio di pochi, ma come espressione di responsabilità e di etica. Vivendo la partecipazione non come discriminante tra generazioni, ma come collante tra vecchi, adulti e giovani, fidandoci di questi perché il futuro appartiene a loro.”

GRAZIE TINA
rEsistenze – Iveser – Anpi 7 Martiri, Venezia

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tinaanselmiTina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto nel 1927. E’ la primogenita di quattro figli.
Il padre, aiuto farmacista, è socialista e subisce le violenze squadriste. La madre aiuta la nonna a gestire un’osteria.
Tina frequenta prima il Ginnasio a Castelfranco, poi l’Istituto Magistrale a Bassano. Fin da giovanissima è attiva nell’Azione cattolica femminile.
A sedici anni e mezzo, tramite l’amica Marcella Dallan, entra in contatto con Gino Sartor e diventa staffetta della Brigata autonoma “Cesare Battisti” e poi del Comando Regionale del Corpo Volontari della Libertà. Aderisce alla Democrazia Cristiana nel dicembre ‘44.
Dopo la guerra si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano e diventa insegnante di ruolo nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 è dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Insegnanti elementari.
Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale delle giovani della Democrazia cristiana  e in tale veste partecipa  ai Congressi mondiali dei giovani. Vicedelegata nazionale delle donne della Dc, al Congresso di Monaco del 1967 è eletta membro del Comitato Direttivo dell’Unione Femminile Europea, di cui dal 1963 diventa vicepresidente e poi Presidente della Commissione Politica. Nel 1959 è eletta membro del Consiglio Nazionale della Dc.
E’ eletta per la prima volta alla Camera dei deputati il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio Venezia-Treviso. Nel 1974 è Sottosegretario al Ministero del lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro. Nel 1976 è  nominata Ministro del Lavoro e nel 1978 Ministro della Sanità. Come ministro ha portato ad approvazione leggi significative che hanno attuato lo stato sociale e la parità uomo-donna: la legge sul lavoro a domicilio; la legge di tutela della lavoratrice madre; la ricongiunzione dei periodi contributivi nelle pensioni; la legge sulla parità nel lavoro; la legge quadro sulla formazione professionale; la legge 833 che istituisce il servizio sanitario nazionale; la legge 180 sulla riforma psichiatrica; ha firmato la 194, legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, pur non condividendola.
Dal 1981 al 1985  presiede la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2 di Gelli.
E’ Presidente della Commissione Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio e partecipa, in rappresentanza dell’Italia, alla Conferenza Mondiale delle Donne promossa dall’ONU a Città del Messico (1975), Nairobi (1985), Pechino (1995), aprendo la strada ad una più forte presenza delle donne nella società e nelle istituzioni.
Presiede il Comitato italiano per la FAO.
Presiede la Commissione d’inchiesta sull’operato dei soldati italiani in Somalia (1977). Nel 1998 è nominata presidente della Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana.

Profilo a cura di Maria Teresa Sega

 

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