Orazione in commemorazione dei Sette Martiri

Buonasera a tutte e a tutti e grazie di essere qui, in questo luogo in cui sette antifascisti vennero uccisi per il loro desiderio di un Paese in cui vigessero Libertà e Giustizia Sociale.

Tre erano giovani nati a Trento (De Gasperi e i due fratelli Gelmi); Girolamo Guasto era siciliano, di Agrigento; Armellini operò nella nostra Regione, pur vercellese di origine; i due più “anziani” erano, Conti di Cavarzere (46 anni) e di Venezia Alfredo Vivian di 36 anni.

Vivian – portato qui in barella e nemmeno in grado di reggersi in piedi per le torture subite a scopo estorsivo (torture che non ebbero l’esito sperato dai nazifascisti poiché non tradì i suoi compagni e il suo ideale), all’ordine dato al plotone di esecuzione gridò VIVA L’ITALIA LIBERA! e tutti i presenti sentirono distintamente il suo grido di speranza e fiducia, che era un grido di vittoria.

Come l’altra sera, davanti alla lapide dei Tredici Martiri, ha sottolineato il Presidente della Municipalità di Venezia, Murano e Burano – Marco Borghi – le fucilazioni per rappresaglia se anche potevano apparire atti di forza, erano invece atti di debolezza, come ogni forma di violenza, che è sempre inaccettabile e disumana. Vivian quindi gridò la sua vittoria con quel VIVA L’ITALIA LIBERA! E non aveva torto. La vittoria giunse, i deboli erano i nazifascisti che soccombettero. Italia libera da ogni oppressione, umiliazione, sopruso, violenza, aggressività verso la persona umana. Italia libera per donne e uomini. Un’Italia il cui fondamento della convivenza civile fosse sancito nella Costituzione che ci hanno lasciato con una Responsabilità e un Carico di Lavoro che non è ancora stato svolto del tutto, anzi. Dopo 74 anni dalla sua entrata in vigore!

Vivian e tutti i nostri Martiri e le nostre Martiri pensavano ad un’Italia che ripudia la guerra (art. 11); Vivian e tutti i nostri Martiri e le nostre Martiri pensavano ad un’Italia che promuovesse cultura e ricerca scientifica e tecnica, che tutelasse il grande patrimonio artistico, storico e paesaggistico (art.9); Vivian e tutti i nostri Martiri e le nostre Martiri pensavano ad un’Italia che tutelasse le minoranze linguistiche (art. 6) e tutte le confessioni religiose (art. 8); Vivian e tutti i nostri Martiri e le nostre Martiri pensavano ad un’Italia in cui la persona si realizzasse soprattutto nel lavoro e nel quadro di un sistema garante di Libertà, Uguaglianza e Dignità (artt. 1-2-3-4).

“Dignità” che troppo spesso, ancor oggi la nostra società non riesce a tutelare verso quella parte di mondo femminile che ancora subisce orrori spesso in famiglia, spesso sotto gli occhi dei figli. Ecco perché l’ANPI ha voluto sostenere con forza la mostra “Il Vuoto” (nell’ambito di Rotta di Solidarietà) ai Magazzini del Sale – Sale Docks, in cui sono esposte opere donate alla cooperativa Iside, dai loro stessi autori e autrici, per finanziare con la vendita il “Progetto Kiki”, progetto che sostiene gli orfani di femminicidio. Orfani di femminicidio. Io, confesso, non mi ero mai soffermata a riflettere su questa tragedia infantile.

Permettetemi quindi di leggere un brano, breve ma fondamentale per una riflessione oggi più che mai indispensabile:

(“Quarto Stato”, in Ferite a morte di Serena Dandini, Rizzoli, Milano 2013)

«Noi siamo sempre stati di sinistra, mio nonno era partigiano e ha conosciuto i fratelli Cervi. Mia suocera l’hanno deportata nei campi di concentramento insieme ai genitori proprio durante l’ultimo rastrellamento, ancora due giorni e ce l’avrebbe fatta, ma il confine tra dannazione e salvezza è una linea così sottile che anch’io me la sono persa.

Mi potevo salvare, chi se l’aspettava che sarebbe andata a finire così.

Insieme le abbiamo fatte tutte le battaglie io e il Mario intendo, il mio compagno, tutte le lotte quelle giuste, il divorzio, l’aborto, i referendum, ci siamo fatti i picchetti contro la chiusura della fabbrica, anche sotto la neve e io sono molto freddolosa, ma la passione politica, si sa, scalda il cuore…

Scendevamo in piazza convinti e contenti: “La violenza vera sono fame e guerra / portate dai potenti della Terra”.

Ma poi a casa c’era sempre qualcosa che non andava. Non eravamo sposati, ma il Mario mi menava proprio come fossi sua moglie, uguale.

Avevamo scelto la convivenza e la libertà, la sua di libertà, perché la mia strada era stretta e piena di ostacoli, chissà se Nilde e Palmiro dentro le mura di casa lo applicavano questo comunismo della guardia rossa che parte alla riscossa, noi anche se avevamo il ritratto di Togliatti sul comò sembravamo uguali a quegli altri, i nostri vicini alla cascina, pure lui sempre ad urlare, a comandare a bacchetta la Teresa, ma almeno sul comò avevano il ritratto di Mussolini, c’era un senso…

Io e la Teresa non eravamo amiche, ci incontravamo all’alimentari senza dirci niente, ma ci lanciavamo certi sguardi carichi che dicevano tutto. La Teresa è scappata col cognato, io son rimasta.

Quella sera in cucina mi ha schiacciato contro il frigo aperto che sentivo i brividi di freddo e di paura, mi ero scordata le birre nel cassetto dei surgelati e son scoppiate tutte. Mi ci ha ficcato con la testa per farmele vedere bene, lo diceva sempre che le cose andavano fatte a mestiere, come voleva lui, e io non ero mai all’altezza delle sue aspettative. Avevo pure lasciato il lavoro per accontentarlo ma non bastava mai, ero un’incapace, diceva, una pasticciona, lui invece era ordinato e preciso; mi ha segato con cura a piccoli pezzi, precisi, tutti uguali, e mi ha nascosto nel congelatore in cantina.

Non ho più fatto in tempo a fare la rivoluzione.

Io, che ho sempre avuto freddo, sin da quando ero piccola, finalmente non sentivo più niente. Ve lo giuro sul Partito comunista, quello di prima, naturalmente.»

Ecco… Vivian e tutti i nostri Martiri e le nostre Martiri pensavano alla difesa della Dignità della persona (uomo o donna) e qui la dignità di lavoratrice e poi la vita sono state tolte dall’uomo con cui questa vittima condivise picchetti e lotte.

Ecco… bisogna distinguere le idee dagli Ideali, così bisogna distinguere tra parole e Fatti, il cui unico legame si chiama COERENZA!

Si sa, gli italiani hanno la memoria corta e l’ANPI ha il compito di far memoria non per esibire medaglieri e bandiere, non per crogiolarsi nel ricordo di un passato fine a se stesso, ma perché

CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO

e lo hanno capito bene i 13.000 iscritti in più entrati nel 2021 nella nostra Associazione che ha raggiunto i 137.000 soci. Lo hanno capito perché ci hanno visto al loro fianco nelle manifestazioni in difesa dei diritti fondamentali quali lo studio, la salute, il lavoro. Ci hanno visto al loro fianco per chiedere le dimissioni di amministratori con comportamenti anticostituzionali e disumani. Ci hanno visto al loro fianco a piangere uno studente morto di Alternanza Scuola Lavoro. Ci hanno visto al loro fianco a combattere progetti di violenza all’ambiente …

Insomma ci hanno visti al loro fianco per la difesa dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale!

E ci vedono al loro fianco organizzazioni quali ad esempio Emergency che abbiamo sostenuto per una mostra da poco conclusasi in cui si ribadiva di resistere alla disumanizzazione delle guerre… con opere di donne (a sostegno delle donne afghane) che come Antigone hanno scelto di superare la logica amico-nemico e di non contrapporre Etica e Politica. Perché dovrebbero anzi procedere sempre insieme. E quante volte invece sentiamo parole cui non corrispondono i Fatti.

Ripensando al brano che vi ho letto poc’anzi … secondo voi quell’omicida era davvero anti-fascista??? o magari credeva solo di esserlo? Sono i Fatti, il quotidiano che identificano l’essenza umana di una persona, nel bene e nel male. Non le definizioni, gli appellativi. Chi è anti-fascista lo deve dimostrare con i Fatti. Se fascismo è oppressione, umiliazione, sopruso, aggressività, morte, violenza, urla disumane … l’anti-fascista non solo è contro ma non attua alcuno di tali comportamenti.

Non la violenza (che ricordo ancora una volta è indice di debolezza) come quella operata da Forza Nuova nella sede della CGIL il 9 ottobre scorso. La nostra Costituzione è antifascista, nasce dalla Resistenza e nel nostro Paese il Parlamento non ha avuto la forza e la volontà di sciogliere un partito dichiaratamente fascista (e, lasciatemi dire, nemmeno l’unico). Questa è una vergogna! Questo è un Non-Fatto, dopo tante, troppe parole! Vergogna!!!

E oggi ci ritroviamo ad affrontare un 25 settembre che ci darà un Parlamento meno rappresentativo di prima, dove – purtroppo – il 70% dei votanti al referendum ha deciso di essere meno rappresentato, convinto da un Vice-Premier (Di Maio) che ribadiva di “togliere i privilegi ai politici per restituire al popolo” … che cosa??? Lo 0,007% della spesa pubblica?! E avere 600 tra deputati e senatori anziché 945?!

L’Art. 1 della Costituzione dice che la Sovranità appartiene al Popolo, ma il Popolo si è fatto scippare la sua rappresentanza popolare e ora si va al voto pure con una legge elettorale incostituzionale!

Il rischio di perdere ciò che il sangue di questi nostri Sette Martiri ci ha donato è grande, ma noi antifascisti di 3°, 4° e 5° generazione abbiamo un buon DNA. L’aumento notevole degli iscritti ANPI ha un solo netto significato: le posizioni che prendiamo sono più che mai condivise da un sempre maggior numero di donne e uomini, di ragazze e ragazzi. Tanti. Al Congresso nazionale di marzo scorso c’era davvero tanta gioventù, motivata e preparata. Tanta gioventù con incarichi istituzionali nell’associazione ai diversi livelli. Questi sono Fatti, Fatti di una associazione antifascista che oggi vede aumentare più che mai il proprio carico di lavoro, nell’evidenziare le incongruenze, le incoerenze proprie della classe politica e l’avanzare di un fascismo che abbiamo il dovere morale di combattere, con i Fatti. Non con la violenza. Solo così il popolo può valutare e riappropriarsi della propria sovranità.

Ma intanto noi – soci dell’ANPI e amici antifascisti – ribadiamo con forza la nostra fedeltà alla Costituzione sottolineando in ogni occasione l’incoerenza o la coerenza tra le parole e i fatti, tra il dire e il fare dei politici e di tutte le persone con ruoli che impongono loro il dovere di gestire il bene comune per il bene comune. Il bene comune per il bene comune! Trasformiamci in Sentinelle della Costituzione, raccomandiamo di andare a votare, spieghiamo l’importanza del voto e l’errore della delega della propria scelta ad altri, che voteranno! Convinciamo le persone a valutare e a scegliere in base ai fatti, non alle parole, soprattutto non a quelle sbraitate con aggressività, aggressività fascista. Spieghiamo loro che Presidenzialismo e Autonomia Differenziata scardinerebbero la Costituzione repubblicana!

Solo in questo modo onoreremo con il nostro comportamento, con il nostro quotidiano, il grido di Alfredo Vivian VIVA L’ITALIA LIBERA che nemmeno il fragore delle armi del plotone di esecuzione riuscì a coprire qui davanti 78 anni fa.

Grazie

Enrica Berti, Presidente dell’ANPI “Sette Martiri” di Venezia

Venezia, 3 agosto 2022

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