79° Anniversario dell’Eccidio dei Tredici Martiri di Ca’ Giustinian – 28 luglio 2023

Il 28 luglio alle ore 10 presso il Cimitero di San Donà sono stati ricordati  i Tredici Martiri di Ca’ Giustinian. Sono intervenuti il Sindaco di San Donà di Piave, l’ANPI Sandonatese S. Trentin, l’ANPI “Sette Martiri” di Venezia, i famigliari dei Martiri. A Venezia, il pomeriggio alle 18 si è svolta in Calle dei Tredici Martiri la cerimonia in ricordo delle vittime della rappresaglia fascista del 28 luglio 1944 con la deposizione di una corona d’alloro.
Alla commemorazione, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, ha preso parte il presidente della Municipalità di Venezia Murano Burano, Marco Borghi, per l’ANPI sono intervenuti la presidente della sezione “Sette Martiri”, Enrica Berti, e il presidente dell’ANPI Sandonatese “Silvio Trentin”, Fabio Niero.

Pubblichiamo di seguito le orazioni tenute in rappresentanza della nostra Sezione la mattina da Nicola De Lorenzo Poz e il pomeriggio dalla presidente Enrica Berti.


Provando a scrivere questo discorso mi sono chiesto che valore abbia la memoria nei nostri tempi. A volte, specialmente da un punto di vista esterno, queste cerimonie possono apparire inutili, e forse addirittura retoriche. Ed invece servono, per mantenere viva la memoria vera, che si fa attiva nelle azioni quotidiano di chiunque si impegni per perpetrarla. A questo proposito diceva Piero Calamandrei nel 1955 in un discorso agli studenti milanesi, parlando della Costituzione, che è uno dei frutti del periodo della Resistenza:

“Domandiamoci che cosa è per i giovani la Costituzione. Che cosa si può fare perché i giovani sentano la Costituzione come una cosa loro, perché sentano che nel difendere, nello sviluppare la Costituzione, continua, sia pure in forme diverse, quella Resistenza per la quale i loro fratelli maggiori esposero, e molti persero, la vita. (…) è così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica. (…) Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. (…) Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”

Ancor oggi, 80 anni, dopo c’è chi sostiene che il fascismo sia stata una “dittatura gentile”, che non uccideva, rispettosa dei cittadini. Forse proprio perché ormai vi sono sempre meno persone che l’hanno vissuta e subita, queste narrazioni fanno presa. In un mondo dove si sta perdendo l’attenzione per la ricerca ed il piacere di documentarsi correttamente, a favore della semplicità di idee pre-confezionate da pseudo esperti eletti dal web. L’impegno di noi tutti dev’essere quello di opporsi alla perdita di memoria, di diffondere ciò che è stato e di raccontare le storie dei nostri 13 martiri e di tutti quelli che hanno perso la vita e hanno lottato per darci la libertà della quale godiamo ancor oggi e che dobbiamo impegnarci a difendere; come promessa a loro, a noi stessi ed alle generazioni future.

Nicola De Lorenzo Poz – ANPI “Sette Martiri” di Venezia


Buongiorno a tutte e a tutti e grazie di essere qui riuniti sotto questa lapide che ci ricorda il luogo dove 13 antifascisti alle ore 5:00 del 28 luglio del 1944 vennero trucidati in nome di una rappresaglia per un’azione partigiana che il 26 luglio fece saltare – con una carica di esplosivo – Ca’ Giustinian, sede del comando provinciale della Guardia Nazionale repubblicana e di alcuni uffici di collegamento tedesco. A Ca’ Giustinian vi erano i più spietati capi fascisti, persecutori di chi stava lottando per la libertà e l’indipendenza dal nazifascismo del nostro Paese.
Per ordine dell’esecutivo militare del CLN di Venezia, il comando partigiano dimostrò che la Resistenza era una realtà viva ed efficiente. I 13 uomini (tutti i comunisti a parte Gusso del Partito d’Azione) avrebbero pagato con le torture e la vita la loro avversione al fascismo. Dal gennaio 1944 – quando vennero arrestati – subirono torture e sevizie di ogni genere.
Attilio di 22 anni
Ernesto di 31 anni
Stefano di 25 anni
Giovanni di 35 anni
Francesco, che – nonostante i suoi 18 anni – non tradì i compagni e disse al colonnello Morelli “fucilatemi pure, se volete, ma io non tradirò mai!”
Enzo 31 anni, che durante le torture continuava a dire “sono antifascista e odio i tedeschi perché proteggono i fascisti ”
Gustavo 39 anni, che dal carcere incitava i compagni alla lotta e alla resistenza e li pregava di non curarsi della sua vita,
Amedeo 39 anni catturato solo perché presero la moglie in ostaggio e lui si costituì. La vigliaccheria dei fascisti era così grande che, davanti alla forza morale di chi li contrastava, sapevano solo usare l’arma del ricatto sul sentimento dell’amore,
Violante, 21 anni che ha lasciato due lettere, tra quelle che abbiamo dei condannati a morte per la Resistenza, e che stamattina ha letto il giovane Davide Bortolazzi, pronipote di Giodo, uno dei Martiri di Blessaglia. Vorrei leggervi quella scritta poco prima della fucilazione che, nello sconforto di una consapevolezza della vicina fine, esprime tutta la speranza per una lotta che vedrà presto la vittoria per la Libertà:

Carissimi tutti,

   anche questa volta spero farvi avere questa lettera la quale porti a voi il buon stato della mia salute e così vorrei sperare che altrettanto fosse di voi tutti.
   La nostra vita di prigionia è sempre la solita. Dico nostra perché siamo diversi compagni e ci rispettiamo come fratelli, dopo tanto tempo che siamo qui rinchiusi in codesta cella oscura che non vediamo luce da molto e molto tempo. Non vi posso nascondere che abbiamo anche qualche passatempo: come gioco di carte, dama ecc. però sempre clandestinamente, cioè con uno di noi sempre di guardia.
   Ciò nonostante, codesti piccoli passatempi tengo sempre nel mio cervello tanti e tanti pensieri che mi rattristano assai. Ma quando penso che siamo vicini molto vicini alla nostra ora, mi raccomando e son più che certo che tutti in quell’ora scatteranno in piedi, impugneranno qualsiasi arma e colui che non l’adopera sarà un vile ed un codardo. Nessun pretesto vale per mancanza di armi; armi ce ne sono per tutti, bambini, uomini e vecchi, tutti debbono collaborare per cacciare, una volta per sempre da questo suolo, il barbaro tedesco invasore ed il tiranno fascista, in modo che si cancelli, ed al più presto, la memoria ed il ricordo di codeste belve assetate ed affamate di carne umana.
   L’ora per noi (già me la sento) sta per arrivare. Sorte triste e crudele.
   Nessun essere umano può immaginare a quali patimenti e sofferenze noi siamo soggetti. Figuratevi che siamo rimasti, anzi ci hanno lasciato (i tiranni fascisti), per circa cinque giorni senza acqua. Da mangiare pochissimo. Acqua, acqua, ed un piccolo tozzo di pane.
   Comunque mi do sempre coraggio perché come ho accennato precedentemente siamo vicini, molto vicini.
   Digli, cara mamma ai miei compagni, che si tengano pronti ad ogni intervento e se occorre spargere anche del sangue per la libertà.
   Un bacio a Wally ed un abbraccio a voi tutti.
   Aff.mo figlio                                                     
      Violante

Giovanni di 20 anni, i compagni gli insegnarono in cella a leggere e scrivere perché anche questo era il senso della lotta per la Libertà: aspirare ad una società in cui tutte e tutti potessero avere la conoscenza e che l’articolo 34 della Costituzione detta.
Venceslao 19 anni gappista
Giovanni 39 anni
Angelo di 48 anni, sotto tortura ripeteva “non so niente”.
Anche dopo l’eccidio in questo luogo, nonostante la taglia di un milione sugli autori dell’attentato, non ci furono traditori.
La Resistenza Veneziana non ha avuto traditori in quel tempo, e non deve averne oggi!
Già, oggi dobbiamo continuare a sostenere quella lotta per la libertà di ieri, Libertà che ci è stata consegnata con la Costituzione e che dobbiamo continuare a difendere senza tregua. Maria Cervi, la più grande dei 10 nipoti che Alcide con le vedove dei suoi figli allevò nel rispetto e nella fede dei valori per cui i sette fratelli Cervi vennero uccisi, ripeteva sempre: “Nessuna conquista è per sempre: c’è sempre qualcuno che è interessato a toglierla. Per cui resistere non è solo un dovere ma è anche una necessità dei giovani d’oggi, altrimenti non si va avanti”.
Oggi più che mai questa frase deve risuonare nella mente di ogni antifascista di buona volontà, perché non basta dichiararsi antifascisti ma è necessario agire di conseguenza, mantenendo la barra dritta e avendo come Faro cui dirigersi l’esempio dei tanti Martiri che questa luce ci hanno lasciato con loro sacrificio di sofferenza e sangue.
Grazie

Enrica Berti, Presidente della sezione ANPI “Sette Martiri” di Venezia


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